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maggio
2024

Visibility Reclaimed. Experiencing Rome's First Public Museums (1733-1870). An Analysis of Public Audiences in a Transnational Perspective (FNS 100016_212922)

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V. Feoli, La Sala degli Animali del Museo Pio Clementino, Roma, 1790, Vienna, Albertina.
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Interno della Galleria Borghese nel palazzo Borghese in Campo Marzio (da Le Magasin Pittoresque, tomo XV, febbraio 1847).
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F. Mackenzie, La National Gallery a Pall Mall. La casa di J.J. Angerstein, 1834, Londra, Victoria and Albert Museum.
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J. M. Avrial y Flores, Vista della facciata sud del Museo del Prado, dall'interno del Giardino Botanico, 1835, Madrid, Museo Nacional del Prado.
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Cartello della Pinacoteca di Brera con divieto di chiedere e ricevere mance, 1833, Milano, Archivio della Pinacoteca di Brera, Archivio Antico, parte I, faldone 6, fascicolo 8.

Il dialogo tra musei e pubblico prende avvio a Roma con la fondazione del Museo Capitolino nel 1733 e prosegue con il rinnovo e l’ampliamento dei musei in età napoleonica e nel corso dell’Ottocento. Roma va intesa quindi anche come un laboratorio per il costituirsi del lungo dialogo (non privo di conflitti) tra istituzioni culturali, musei e pubblico nel corso dell’età moderna. 

La ricerca intende studiare l'evoluzione dei primi musei pubblici di Roma in relazione alle diverse provenienze geografiche e alle categorie (sociali, culturali, di genere) del pubblico internazionale e cosmopolita che vi accedeva. Seguendo la famosa definizione di Quatremère de Quincy (1796) con la quale l’intera città viene presentata come «Museo di Roma», un patrimonio inamovibile da condividere e proteggere nella sua interezza, si intende studiare le sue collezioni di antichità, le gallerie dei palazzi, le ville patrizie, i monumenti antichi e moderni come una rete dinamica di luoghi urbani, itinerari e circuiti di visita sulla mappa dell’Urbe. Uno degli obiettivi principali della ricerca è quello di mettere a fuoco la coesistenza a Roma di diversi spazi culturali a cui i visitatori accedono con diverse modalità e gradi di libertà. 

Le domande di ricerca (come veniva definito e percepito il museo pubblico alle sue origini, inteso come spazio architettonico in corso di definizione, ma anche come luogo di incontro e di esperienza condivisa? Quali e quanti pubblici accedevano ai primi musei pubblici? Quanti e quali pubblici erano esclusi?) pongono al centro della riflessione storica e critica sul museo l’“embodied encounter“ che invita ad andare oltre la dimensione visiva che lo spazio espositivo presuppone e a sondarne anche caratteristiche ed esiti alla luce dell’esperienza materiale dello spazio museale e del collezionismo e dei sistemi di disciplinamento del pubblico stesso attuati progressivamente dalle istituzioni tra XVIII e XIX secolo.

Con un approccio interdisciplinare che include la storia delle istituzioni, le scienze sociali, la letteratura, la cultura materiale, la storia dell’economia e dei consumi culturali, si pone al centro della ricerca un corpus di fonti primarie, per lo più inedite, fra le quali le richieste e i permessi concessi per accedere ai musei, le richieste di copia, studio o rilievo dei monumenti antichi, nonché i libri dei visitatori. Il confronto con metodologie critiche che hanno sottolineato l'importanza della mobilità rispetto ai paradigmi ‘nazionali’ ed eurocentrici e che hanno fornito una geografia artistica dinamica di Roma nel XVIII e XIX secolo si pone a fondamento delle riflessioni del progetto e si presta a una prospettiva transnazionale e comparativa con altre geografie.

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Call for Papers 

Secondo workshop work-in-progress internazionale

Pubblici dei primi musei pubblici II. Discorsi letterari (XVIII-XIX secolo)

Durham, 23-24 maggio 2024 

a cura di Stefano Cracolici e Carla Mazzarelli